Produzioni Culturali, Teatrali e Video-cinematografiche
Da Anton Cechov e Oliver Sacks
Teatro Argentina - Teatro di Rebibbia N.C. (2014)
Viaggio all’isola di Sakhalin è liberamente ispirato all’esperienza che Anton Cechov – nell’esercizio della sua seconda professione, quella di medico – fece alla fine dell’’800 visitando la colonia penale posta all’estremo oriente della nazione russa. Allo sconvolgente reportage cecoviano sulle condizioni di detenzione degli ergastolani relegati nell’isola di ghiaccio, si intreccia il racconto di una delle più sorprendenti esperienze dello scienziato cognitivo Oliver Sacks. Nell’ “isola dei senza colore” Sacks incontra uomini e donne che l’isolamento ha resi ciechi ai colori – “acromatopsia” è il nome scientifico della malattia diffusa da un gene misterioso, trasmesso di padre in figlio. Lo spettacolo intreccia dramma e commedia, seguendo la traccia del medico che prova a sconfiggere, con la passione dello scienziato- missionario, quel male terribile che è la “cecità degli affetti” : il male che colpisce in ogni tempo, luogo e condizione, coloro che vivono reclusi e privati delle fondamentali relazioni umane e affettive.
Scrive Cechov: “Io sono profondamente convinto che tra cinquanta o cento anni si guarderà alla pena dell’ergastolo con la stessa perplessità e imbarazzo con cui oggi guardiamo all’applicazione della tortura. E sono profondamente convinto anche del fatto che, per quanto sinceramente e apertamente si riconosca l’arretratezza di procedure così superate, come la condanna a vita, la società non sia ancora in grado di trovare una soluzione cristiana al problema della pena. Per cambiare questa eterna prigionia con qualcosa di più razionale e rispondente a giustizia, ci mancano ancora le conoscenze, l’esperienza, il coraggio. Tutti i tentativi in questa direzione potrebbero condurci alla sconfitta: è la sorte delle iniziative che non siano fondate sulla riflessione morale e scientifica. Sakhalin è un luogo di intollerabili sofferenze per ciascun uomo, sia esso recluso o custode. Io oggi m’imbarco per l’isola siberiana con la convinzione che il mio viaggio forse non darà un pregevole contributo né alla letteratura né alla scienza, ma sono sicuro che in tutti questi mesi avrò l’occasione di vivere momenti di gioia, o di amarezza, che ricorderò fino alla fine dei miei giorni”.
Lettera dalla Siberia, 18 maggio 1890